UN PRESENTE DA PEZZENTI

TERZO CAPITOLO
Mi chiamo Adina, sono rumena ed ho vent’anni.. vivo in Romania con la mia famiglia, in un sobborgo di BUCAREST.. mio padre fa il meccanico, in una piccola officina , è bravo, ma con 260euro al mese è dura mandare avanti una famiglia.. Ho due sorelle più piccole di sette e nove anni..Vorrei vederle felici comprarle dei vestiti nuovi e colorati, invece io e mia madre le dobbiamo vestire con delle cose vecchie e usate. Un giorno, una mia amica mi convince ad iscrivermi in un agenzia dove cercano ragazze per lavorare in Italia.. Non sono stupida, ho letto su internet cosa fanno le ragazze una volta in Italia.. molte di loro finiscono a fare le prostitute, quelle più fortunate, finiscono a lavorare per la moda.. Ci provo, mi iscrivo nell’agenzia, e mi metto a loro disposizione.. non dico niente ai miei genitori..loro non capirebbero le mie scelte. Io voglio dare solo un futuro alle mie sorelline.. sogno per loro un futuro da principesse.. invece di un PRESENTE DA PEZZENTI.. Io lavoro in una mensa per centotrenta euro al mese.. cerco di aiutare in casa, peró mi sarebbe piaciuto continuare gli studi.. magari andare all’università.. ma francamente, con lo stipendio di mio padre, sarebbe stato impossibile.. Un giorno mi telefona l’agenzia.. mi chiedono di passare in ufficio alle 09.00 del mattino dopo.. mi presento puntuale. Loro, m’informano che sono stata scelta per uno stage di sei mesi a Milano (Italy) per delle sfilate.. se accetto avrò un mensile di mille euro più soggiorno pagato in un Hotel di lusso. Davanti a tutti quei soldi, firmo senza pensarci un attimo. Mi danno mille euro d’anticipo, per le spese.. Sensza dire a mia madre da dove arrivassero quei soldi, prendo ele dò quattrocento euro. Le dissi solo ”compra dei bei vestiti alle piccole.. vado via.. ma tornerò”.. e così, arriva il giorno, che mi imbarco e parto per l’ Italia. Una volta atterrati, all’aeroporto, si fanno trovare degli emissari italiani ad attendere me, e altre ragazze partite insieme a me. Ci portano in città.. in un Hotel lussuosissimo.. con vista Duomo. Ci danno una stanza con tre letti. così, faccio amicizia con le altre due ragazze in stanza con me. Una é ucraina, l’altra invece é bulgara. Non riusciamo molto a comunicare.. ma ci arrangiamo con un inglese povero molto povero.. Qua in Italia, ci trattano da vere regine.. ho una vasta scelta di vestiti, pranzo e cena a buffet. E mangio a volontà. ho la pancia che mi scoppia.. talmente è tanto il mangiare che butto dentro.. Sono un po triste però! Perché penso sempre alle mie due sorelline. Ho grandi progetti per loro.. pensavo: "magari tra una decina di anni le faccio venire in Italia e, cosí potrò finalmente vestirle da principesse". Oramai sono due settimane che sono in Italia.. mi hanno dato cinquecento euro, per non fare assolutamente niente.. Ho fatto tre sfilate ho solo mangiato a sazietà.. e penso di aver preso almeno tre chili! Ho una vasta scelta di abiti quando esco con le mie amiche. Penso di aver avuto la fortuna di svoltare.. credo di avercela fatta. Passo le serate a piangere di felicità. Sto vivendo un sogno meraviglioso, tutto e cosí stupendo che non mi sembra vero!! Un giorno un nostro accompagnatore, ci viene a prendere, e ci informano che dobbiamo partire per una cerimonia saltata fuori all’ultimo momento. Ci fanno preparare di fretta.. ci fanno salire su di un pullman blu, e durante il tragitto, ci spiegano che nella villa dove stiamo andando, ci sarà molta gente del mondo del cinema, della pubblicità e della moda.. sarà la nostra occasione.. dobbiamo solo fare quello che ci diranno di fare.. E per alcune di noi si apriranno le porte del Paradiso. Arriviamo alla villa, un castello con una torre altissima, l’aria è un pò cupa, ma vedo un sacco di macchine lussuose parcheggiate dentro. Entriamo all’interno di una sala dove c’è un sacco di cibo, divani e specchi, tantissimi specchi, tutt’intorno alla sala. Ci lasciano sole, saremo una decina di ragazze tutte dell’Est, tutte al di sotto dei 21 anni. Comincio ad avere un po' paura mentre tutte mangiano a sazietà. Inizio a pensare a delle cose lette in passato su internet. “Ma no dai pensiamo a divertirci” penso. Ci chiamano a due alla volta portandoci in un’altra sala, tocca a me ed alla ragazza bulgara, già immagino le facce delle persone famose che incontreremo. Stilisti, produttori di cinema, agenti pubblicitari, il meglio che una donna di 20 anni possa immaginare. Invece non è così! Ci prendono, ci drogano, ci legano ad un tavolo e iniziano a violentarci a gruppi di tre alla volta. Sono tutti incappucciati, sono tanti. Vedo legata ad un tavolo la ragazza ucraina priva di sensi, buttata li come se fosse un sacco d’immondizia. Ha tutto il corpo sanguinante, tagli profondi sul viso, è tutta nuda. Non oso immaginare cosa le abbiano fatto. Dalla vagina e dalla bocca le esce del liquido schiumoso e denso. Arrivano due uomini incappucciati, la slegano, la caricano su una barella e la portano via mentre io e la ragazza bulgara veniamo picchiate, seviziate, e violentate, a ripetizione. Perdo i sensi, non ricordo più nulla, mi riprendo e mi ritrovo su di un lettino tipo d’ospedale, con un’equipe di medici intorno che mi visita. Mi somministrano qualcosa, perdo di nuovo i sensi. Passano prima i giorni, perdo il conto. Oramai saranno passati mesi, ed io sono sempre su quel lettino d‘ospedale. Mi accorgo di essere incinta. Penso alle mie sorelline, ai miei genitori. Forse non li rivedrò mai più. Sono triste. Avrò anche un figlio, ma ho paura che non sarò io la sua mamma. Arriva il giorno del parto. Partorisco e non mi fanno neanche vedere il bambino o la bambina. Mi riaddormentano. Quando mi sveglio mi ritrovo nella stanza in cui mi violentarono. Mi mettono un cappuccio in testa, ho tanti uomini addosso ed ho l’impressione che stiano bevendo il mio sangue dal mio corpo tutto tagliuzzato. VOGLIO MORIRE! Non chiedo altro. Non ho nessuna forza per reagire, mi stanno torturando in modo sadico, prego che il signore mi chiami a se, non vedo l’ora che questo strazio abbia fine. Riprerdo i sensi, sono stremata, apro gli occhi. Sono su una cariola tutta nuda e sporca di sangue e sperma. Respiro a malapena, giro lo sguardo e vedo un uomo con una grossa cicatrice in testa che prende da altre cariole altri corpi straziati come il mio e li butta in un recinto con dei cani che sbranano i corpi di altre poveracce come me. Arriva il mio turno, sono ancora viva. Chiedo all’uomo con la grossa cicatrice in testa di uccidermi, so che soffrirei di meno. Non voglio andare in pasto ai cani ancora viva, basta con questa atrocità. Lui tira fuori un coltello, me lo spinge tra le costole e mi trapassa il cuore. Ora sono felice. Ho smesso di soffrire. Adesso si, posso morire in pace. Sto chiudendo gli occhi, rivedo le mie sorelline ed i miei genitori. Immagino il viso del bimbo che ho partorito. Mi spiace piccolo, non sono stata una buona madre. Ti proteggerò dall’alto dei cieli. Addio mondo, cerco di andare a stare meglio. (A.H.gls)

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